Si è svolta il 24 ottobre l’audizione di Ance, Associazione nazionale costruttori edili, e presso le Commissioni Bilancio della Camera dei Deputati e del Senato sui contenuti dei documenti di bilancio che compongono la manovra economica, concernenti le “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato” (Legge di stabilità 2013) (DDL 5534-bis/C) e il “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2013 e per il triennio 2013-2015” (DDL 5535/C).Il Presidente, Ing. Paolo Buzzetti, che ha guidato la delegazione associativa unitamente al Geom. Giuliano Campana, Vice Presidente del settore economico-fiscale-tributario, ha sottolineato in premessa che la crisi economico-finanziaria che ha investito il Paese sta trascinando il settore delle costruzioni nella recessione più grave dal dopoguerra ad oggi. Secondo i dati Ance, gli investimenti in costruzioni registreranno, infatti, nel 2012 una nuova flessione del 6%, come confermato dalla nota di aggiornamento del DEF.
Ha, quindi, evidenziato che il Disegno di Legge di Stabilità per il 2013 rischia di produrre un ulteriore effetto depressivo sul settore, considerato che la rimodulazione delle deduzioni e delle detrazioni IRPEF relative ai mutui per l’acquisto della prima casa introduce un altro freno alla “nuova” domanda abitativa, compromettendo ancor di più il mercato immobiliare, già fortemente colpito dall’introduzione dell’IMU. A questo proposito ha ricordato che il numero di abitazioni compravendute nel quinquennio 2007-2011 si è ridotto del 31,2% e ha registrato un ulteriore flessione del 22,6% nel primo semestre 2012. Per quanto concerne le opere pubbliche, pur valutando positivamente l’aumento di risorse destinate a nuove infrastrutture (+17% in termini reali rispetto al 2012, pari a 2,1 miliardi di euro aggiuntivi) – che interrompe, senza però compensarla, la pesante caduta degli stanziamenti per registrata negli ultimi quattro anni (-44%) – ha rilevato come questo effetto positivo sarà completamente annullato dall’ulteriore forte irrigidimento del Patto di stabilità interno, per un importo pari a 2,2 miliardi di euro nel 2013.
Gli enti locali, infatti, per rispettare il Patto di stabilità interno, continueranno a comprimere la spesa in conto capitale, posticipando l’avvio di nuovi investimenti e bloccando i pagamenti alle imprese a fronte di lavori regolarmente eseguiti ed anche in presenza di risorse disponibili in cassa. Al riguardo, dopo aver sottolineato che, dal 2009 al 2011, la spesa in conto capitale ha subito una riduzione del 28,4% mentre quella corrente ha continuato a crescere registrando un aumento dell’1,8%, ha evidenziato che secondo le previsioni contenute nella nota di aggiornamento del DEF la spesa in conto capitale continuerà a diminuire in valori assoluti anche nel 2012, a differenza della spesa pubblica che continuerà ad aumentare. Ha ribadito, quindi, che sarà proprio il settore delle opere pubbliche a subire le conseguenze più gravi di tale politica. Secondo le stime Ance, infatti, in questo comparto, la crisi è iniziata nel 2005 e complessivamente la flessione raggiunge il 44,7%.
E’ passato, quindi, ad illustrare le misure economico-finanziarie di interesse del settore, tra cui la riduzione della spesa degli enti pubblici territoriali. In particolare, per le regioni a statuto ordinario, i maggiori tagli ammontano a 1 miliardo di euro per ciascuno degli anni 2013, 2014 e dal 2015 in poi. Per le regioni a statuto speciale e province autonome i maggiori tagli ammontano a 500 milioni per ciascuno degli anni 2013, 2014 e dal 2015 in poi. Per i comuni, i maggiori tagli ai trasferimenti (compresi quelli ai trasferimenti erariali ai comuni delle regioni Sicilia e Sardegna) ammontano a 500 milioni per ciascuno degli anni 2013, 2014 e dal 2015 in poi. Infine, per le province i tagli ammontano a 200 milioni per ciascuno degli anni 2013, 2014 e dal 2015 in poi. Questo ulteriore irrigidimento del Pattodi stabilità interno per regioni ed enti locali è pari ad un importo complessivo di 6,6 miliardi di euro nel triennio 2013-2015 (2,2 miliardi di euro annui).
In tale contesto, premesso che il Patto di stabilità interno limita fortemente la capacità di investimento degli enti locali (pagamenti in conto capitale e nuovi investimenti) e riduce le possibilità di crescita del nostro Paese, il Presidente ha rilevato la necessità di introdurre regole in grado di premiare gli investimenti in conto capitale, stimolando la compressione delle spese correnti, ed in particolare, di escludere dal Patto le spese sostenute dalle comunità locali per la messa in sicurezza delle scuole e per la tutela dei territori dai fenomeni di dissesto idrogeologico.
È poi intervenuto, il VicePresidente Campana che, a sua volta, si è soffermato sulle misure fiscali. Con riferimento all’aumento di un punto percentuale delle aliquote IVA (dal 10% all’11% e dal 21% al 22%), previsto dal 1° luglio 2013, ha espresso un giudizio critico, rilevando che la misura comporterà sicuri effetti negativi sui consumi in generale e sul mercato immobiliare in particolare, tenuto conto che l’attuale aliquota IVA del 10% è applicabile alla gran parte degli interventi edili (acquisto/costruzione delle “seconde case”, interventi di recupero edilizio dell’esistente, etc.). Al riguardo, ha, quindi, indicato l’obiettivo prioritario di scongiurare qualsiasi incremento delle aliquote IVA, specialmente di quella ridotta del 10%.
Per quanto concerne gli interventi in materia di IRPEF, ha ricordato, in particolare, il taglio di un punto percentuale delle aliquote IRPEF per i primi 2 scaglioni di reddito e le rimodulazione delle detrazioni IRPEF per i contribuenti con redditi complessivi superiori a 15.000 euro, sottolineando tra gli oneri soggetti ai nuovi limiti la detrazione del 19% degli interessi passivi relativi a mutui ipotecari contratti per l’acquisto, la costruzione o la ristrutturazione dell’abitazione principale. Con riferimento a tale ultimo aspetto, ha evidenziato che gli effetti complessivi delle misure non saranno tali da determinare un’effettiva riduzione della pressione fiscale, poiché a fronte di una riduzione di 1 punto percentuale delle aliquote dei primi scaglioni di reddito, si avrà comunque un incremento della base imponibile, dovuto alle limitazioni sia alle deduzioni che alle detrazioni.
Tali misure andranno a colpire i soggetti con fascia di reddito “media”, che teoricamente potrebbero accedere alla proprietà immobiliare, ma che ora, tra stretta creditizia e riduzione del vantaggio fiscale, verranno del tutto respinti dal mercato. Ha, quindi, auspicato un ripensamento delle disposizioni, con l’esclusione dai nuovi “limiti” degli interessi passivi connessi ai mutui relativi all’acquisto, alla costruzione e alla ristrutturazione dell’abitazione principale. Per quanto concerne le agevolazioni fiscali per l’incremento della produttività del lavoro, previste per il 2013, ha ricordato che le stesse verranno definite nel dettaglio, entro il 15 gennaio 2013, con apposito DPCM, in mancanza del quale le risorse (stimate in 1,6 mld euro) saranno utilizzate per il miglioramento dei saldi di finanza pubblica. Al riguardo, ha evidenziato che si tratta di una formulazione molto generica e che appare illogico ed iniquo stanziare “a tempo determinato” risorse per favorire la produttività del lavoro e riservarsi comunque la possibilità di destinarle ad altri scopi che non siano quelli di ridurre il cuneo fiscale.
È passato, poi, ad illustrare alcune “distorsioni” dell’attuale sistema tributario che, oggi, colpiscono le imprese con pesanti oneri fiscali ed amministrativi a danno dell’attività produttiva. In particolare, ha ricordato la tassazione IMU del c.d. “magazzino”, cioè delle aree e dei fabbricati costruiti e destinati alla vendita, che rappresenta l’unica forma di tassazione sull’invenduto tra i settori industriali. Su tale previsione ha espresso la necessità di prevedere l’esclusione da IMU per tali immobili, almeno per 3 anni dall’acquisto o dall’ultimazione della costruzione. Si è, altresì, soffermato su una problematica di grande rilevanza per il settore: la responsabilità solidale negli appalti che il D.L. 83/2012 (convertito nella legge 134/2012) ha esteso al versamento dell’IVA relativa alle fatture dei lavori realizzati e delle ritenute sui redditi di lavoro dipendente.
Si tratta di una disposizione che, ancora una volta, affida alle imprese impropri compiti ispettivi, sostituendosi ad un’Amministrazione non in grado di garantire il controllo sul rispetto degli adempimenti fiscali. Inoltre, l’acquisizione della documentazione idonea ad escludere la responsabilità solidale incrementa i costi di gestione amministrativa delle imprese e, nei fatti, rallenta il pagamento dei corrispettivi contrattuali. Peraltro, ha ricordato come, ai fini IVA, già operi il “reverse charge” che garantisce la regolarità dell’operazione nei rapporti tra appaltatore e subappaltatore, per cui appare inutile e controproducente prevedere ulteriori forme di responsabilità per il versamento di tale imposta, che, sovrapponendosi a questo meccanismo di “tutela erariale” vigente sin dal 2007, comportano unicamente una stratificazione normativa di difficile coordinamento e di impossibile applicazione. Ha, quindi, auspicato l’esclusione della responsabilità solidale per il versamento dell’IVA e il rinvio dell’operatività della nuova disciplina all’entrata in vigore di un decreto che definisca una procedura semplificata da adottare.
Il VicePresidente ha, inoltre, trattato il tema della riqualificazione delle città, con particolare riferimento alle misure fiscali dirette ad accelerare tali processi. Ha, quindi, espresso la necessità di confermare espressamente l’applicabilità, anche per l’acquisto di abitazioni facenti parte di edifici interamente ristrutturati dalle imprese di costruzioni cedenti, del “temporaneo potenziamento” della detrazione del 36% (percentuale di detrazione aumentata al 50%, nel limite massimo di spesa che, da 48.000, passa a 96.000 euro). Al fine, invece, di incentivare il mercato immobiliare, compreso quello delle nuove costruzioni, ha manifestato l’esigenza di introdurre, a favore degli acquirenti di abitazioni (anche diverse dalla “prima casa”), una detrazione IRPEF pari all’IVA, o all’imposta di registro, calcolata su un valore massimo di 100.000 euro, a condizione che il corrispettivo d’acquisto non superi 300.000 euro.
In conclusione il Presidente Buzzetti, per limitare gli effetti negativi del Patto di stabilità interno sugli investimenti degli enti locali e sbloccare i pagamenti alle imprese per i lavori già eseguiti, ha auspicato l’introduzione di regole in grado di premiare gli investimenti in conto capitale, stimolando la compressione delle spese correnti. Una “golden rule” da applicare a livello nazionale in attesa di una eventuale modifica del Patto europeo nel senso richiesto dal Governo italiano.
Fonte: edilio.it