21 Novembre 2024
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Diversi fattori hanno inciso nel calo dei canoni di affitto, tra questi l’effetto Imu, molti proprietari hanno preferito affittare il loro immobile, a prezzi anche più bassi, piuttosto che tenerlo vuoto. Un modo per ripagarsi almeno le tasse affinché la casa non diventi un peso anziché un investimento.Gli immobili proposti in affitto sono quindi aumentati e con essi la maggiore concorrenza fra le offerte disponibili sul mercato. Il calo dei canoni rappresenta un sollievo per tutte quelle persone che stanno cercando casa, poiché possono trovare ovunque affitti più accessibili rispetto allo scorso anno. Gli inquilini, a causa della crisi economica, hanno però una ridotta capacità di spesa rispetto al passato, perciò comparano con più attenzione i prezzi offerti dai vari proprietari. Che sebbene debbano affittare a prezzi più modici rispetto agli anni passati, ne traggono il vantaggio di vedere affittata in tempi rapidi la propria abitazione, senza dover tenere per lungo tempo l’alloggio sfitto.

Si sta registrando un vero e proprio boom di richieste a causa del fatto che molte famiglie non possono accedere ad un mutuo o non riescono più a pagare le rate e ripiegano quindi sull’affitto. La domanda sta crescendo e la riduzione dei canoni sta determinando un aumento del numero di contratti di affitto stipulati. I canoni in ribasso permettono l’incontro tra domanda e offerta.

Il mercato dell’affitto risulta quindi più dinamico rispetto a quello delle vendite, in cui la rigidità dei prezzi, calati ma ancora troppo alti per le tasche degli italiani, hanno inciso nel determinare una diminuzione sempre più marcata delle compravendite.

Lo scenario emerge da un’ indagine effettuata da idealista.it che ha monitorato l’andamento dei prezzi di 20.429 immobili nelle città capoluogo italiane presenti nel database del portale. Il crollo più evidente dei prezzi si registra a Roma (-8.8%), seguita da Milano e Napoli, si salva dal ribasso solo Torino, i prezzi scendono infatti in 11 delle 12 grandi città prese in considerazione.

Vincenzo De Tommaso, responsabile ufficio studi di idealista.it, sostiene che si sia registrata un’impennata nelle offerte di immobili in affitto dopo l’estate, segnale questo che evidenzia come sia in aumento il numero di proprietari di seconde case che cercano di salvaguardarsi da un fisco sempre più severo. Prosegue dicendo “questo ha ridato slancio all’asfittico segmento delle locazioni, un fatto inedito, ma estremamente significativo per un mercato che si riconfigura per offrire sbocchi a quella domanda abitativa che ha difficoltà ad accedere all’immobile di proprietà”.

Dai dati rielaborati da Adusbef e Federconsmatori a partire da quelli diffusi dalla Banca Centrale Europea e da Bankitalia, aggiornati a dicembre 2012, emerge una situazione molto sfavorevole per i cittadini italiani interessati a prestiti o a stipulare mutui per l’acquisto di un’abitazione.

L’Italia detiene il record negativo sull’ammontare dei tassi di interesse applicata ai finanziamenti, le banche applicano infatti uno Spread nettamente superiore rispetto a quello applicato nel resto della zona Euro.

Per esemplificare la differenza monetaria che si trova a dovere pagare un cittadino del Bel Paese rispetto ad uno dell’Unione Europea pensiamo a chi, già fortunato vista la stretta creditizia delle banche, riesce ad ottenere un mutuo di importo pari a 100 mila euro da restituire in 30 anni. Il cittadino in questione dovrà rendere mensilmente 515 euro dovendo pagare un tasso alla banca pari a 4.64%, rispetto ai 446 euro, tasso pari a 3,45%, che dovrebbe pagare un tedesco, un francese o un qualsiasi altro abitate dell’Eurozona per restituire lo stesso mutuo.

Facendo qualche semplice calcolo è facile comprendere lo svantaggio di un cittadino italico rispetto agli altri: si tratterebbe di “sborsare” in più 69 euro al mese, quindi, proseguendo nei calcoli, 828 euro in un anno e ben 24840 euro in più alla fine del finanziamento, passati quindi 30 anni. Praticamente si renderebbe di interessi ¼ della cifra totale richiesta.

Una differenza enorme che è difficile da comprendere e soprattutto da “digerire” visto che i tassi al momento sono ai minimi storici, e derivano per tutte le banche da Euribor, per i tassi variabili (0.22 % a tre mesi), e Eurirs, per il tasso fisso (a trent’anni pari al 2.5%). Purtroppo alle percentuali molto invitanti, per chi dovesse stipulare un mutuo, subentra lo Spread, deciso dalle Banche, che vanifica ogni possibilità di risparmio per un mutuatario italiano.

Poiché specie nell’ultimo anno lo Spread applicato dalle banche è divenuto altissimo complessivamente chi stipulerà un mutuo a tasso variabile dovrà pagare dal 3% al 4,5% , chi invece preferirà la “sicurezza” del tasso fisso dovrà corrispondere dal 5,2% al 6,8%.

Non va meglio a chi richiede un prestito, su una cifra pari a 30 mila euro da rimborsare in 10 anni, un italiano si troverà a dover pagare 2760 euro in più, al termine del finanziamento, rispetto a un cittadino dell’eurozona. Quasi il 10% della cifra erogata. Infatti i tassi di interesse anche qui sono ben diversi e penalizzanti per un connazionale 7.56%, rispetto ad un tasso del 6.04%.

Le Associazioni dei consumatori denunciano lo strapotere delle Banche, che sono ree di applicare dei tassi troppo elevati rispetto all’effettiva situazione dei tassi di interesse nel resto d’ Europa.

 

Fonte:  news.supermoney.eu

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