La Spagna ha mostrato tutta la sua fragilità finanziaria nel momento dello scoppio della bolla speculativa legata agli immobili. Se tale bolla non è da considerarsi l’unico fattore che ha dato il via all’aggravarsi della Crisi, sicuramente può esser stata la “goccia” che ha fatto traboccare il vaso.
Claudio Scardovi, managing director della AlixPartners, ha parlato a Reuters circa la situazione italiana.Le banche italiane di certo non hanno sofferto come quelle spagnole ma il rischio di writedowns per il segmento del real estate esiste. Dal 2008 i prezzi degli immobili sono scesi con punte del 16%: il dato da non sottovalutare è che il 44% dei prestiti bancari è ancorato proprio a questo settore. Il totale porterebbe ad un monte perdite compreso tra i 9 ed i 65 miliardi di euro.
“Questa potrebbe essere una bomba ad orologeria per le banche italiane” afferma Scardovi. “Non presenteremo gli eccessi delle bolle immobiliari spagnole ed inglesi ma il rischio permane e la rottura avverà, prima o poi, se non sarà presa alcuna misura a tal proposito”.
Ovviamente il calo del mercato italiano è molto distante dai livelli visti in Spagna ed Irlanda ma non vanno sottovalutati i numeri italiani. Se l’esposizione bancaria spagnola quota 951 miliardi di euro, tra mutui e prestiti, il segmento italiano supera di poco i 662 miliardi di euro. Secondo gli analisti la transazioni immobiliari registreranno, alla fine del 2012, un -38% rispetto allo stesso periodo del 2006. Confindustria sottolinea come i tempi per vendere una casa siano pressoché raddoppiati e come i proprietari siano costretti ad offrire sconti fino al 15% del valore dell’immobile pur di concludere l’affare. L’ammontare di nuove case italiane invendute si attesterebbe a 500.000-600.000 unità contro la previsione di 1.5 milioni di unità per la Spagna.
I prezzi in Italia sono scesi di circa il 4% annuo dal 2008, contro il 7.3% della Spagna e l’11.3% irlandese. Il valore delle case nelle grandi città come Roma e Milano è riuscito a performare meglio della media nazionale limitando la discesa.
Il punto, ritengono gli esperti, è che l’attuale prezzo delle case è tenuto alto in maniera artificiosa dalle banche: la pratica è quella di rimandare il più possibile le svalutazioni sui prestiti legati al settore immobiliare, sperando di passare la cattiva congiuntura senza esser costretti ad eccessivi writedowns. Questo continuo rinvio pone le banche in una situazione di fragilità: la “naturale” conseguenza è stata ridurre il numero di prestiti ed aumentare la selettività. Nel primo trimestre 2012, cita l’ISTAT, i mutui ipotecari si sono dimezzati rispetto il 2011.
Dei progetti finanziari del biennio 2007-2009, legati agli immobili, solo il 60-70% è stato portato a compimento. La brusca riduzione della domanda ha bloccato centinaia di progetti che le banche non riescono a trattare: il valore degli scheletri costruiti e bloccati, spesso, non supera il valore del terreno su cui sono costruiti.
Fonte: it.ibtimes.com