A Dubai il settore immobiliare è in pieno fermento. I mutui a tassi agevolati concessi dalle banche stanno rinsaldando il pericolo di una nuova bolla
Londra – Dall’alto della sua torre deserta, sospesa, fra le nuvole Dubai sembra un piccolo paradiso. Per i banchieri che corrono veloci anche qui, nonostante il caldo, potrebbe presto scoppiare un nuovo inferno. La città è di nuovo in preda alle sue follie immobiliari. Dopo lo sboom di qualche anno fa che vide scendere i prezzi degli immobili del 65%, adesso è grande il fermento. Tanto che nel secondo trimestre di quest’anno l’aumento dei prezzi delle abitazioni è stato di quelli importanti: +24% rispetto a un anno fa. La dice lunga sulla febbre per il mattone che ha ripreso a serpeggiare.
“E’ colpa degli istituti di credito, che offrono mutui agevolati a tassi più bassi molto competitivi e spericolati”, denuncia Abdul Aziz Al Ghurair, alla guida della Bankers Association degli Emirati Arabi Uniti, ossia dell’associazione che riunisce i banchieri dell’area, nonché Chief Executive Officer dell’istituto Dubai Mashreqbank. “Non mi piace affatto quello che vedo ossia che i mutui si stanno ritagliando una quota pari al 90% sui prestiti erogati: questa situazione non è positiva per il settore”. Quello che “non vogliamo fare è incoraggiare la gente a scommettere”.
E in effetti qui le banche della regione hanno ridotto i tassi di interesse al livello più basso mai registrato prima e come non bastasse hanno reso meno stringenti quest’anno i requisiti per accedere ai loro prestiti. Un esempio? La divisione di HSBC Holdings in Medio Oriente eroga mutui a tassi più bassi del 3,99%. Nel 2009 li offriva al 9,5%. E lo stesso stanno facendo Standard Chartered e Barclays. Visto dai loro desk il pericolo è zero. Ma basta seguire con l’indice il grafico della crescita dei crediti ipotecari in sofferenza nella regione per capire che la verità è altrove. Gli analisti di Moody’s hanno stimato che balzeranno fra il 10 e il 12% quest’anno per poi ripiegare leggermente nel 2013. Si tratta di un’analisi con luci e ombre che ripropone vecchi interrogativi. Questa volta c’è da credergli davvero?
Fonte: wallstreetitalia.com