In Italia tra 2008 e 2012 le quotazioni delle case sono scese, complessivamente, del 10,4%, del 16,2% in termini reali, ma la corsa al ribasso potrebbe essere finita. Il rapporto tra prezzi e reddito disponibile procapite, che è un indicatore della capacità di spesa delle famiglie, infatti è rimasto nettamente superiore (+9,2% nel 1o trimestre 2012) rispetto alla media di lungo periodo, calcolata a partire dal 1970. Se il valore dell’Italia è quindi 109,2, quello degli Usa è 81,8 dopo un picco…
in piena bolla di 106,9 nel 2007, quando l’Italia arrivo a 117,2. Cosa vuol dire? Ce la vera bolla in Italia forse deve ancora scoppiare. Da noi come in Francia e Spagna che navigano a valori molto superiori al nostro: 134,3 in Francia (era 138,2 nel 2007), 125,4 la Spagna (picco di 162,3 nel 2007). Lo rende noto in suo studio il Centro studi di Confindustria.
Dati preoccupanti anche perché in Italia il reddito disponibile procapite ha arrestato la propria crescita nell’attuale fase di recessione (+0,3% tendenziale nel 1o trimestre 2012), e quindi gran parte del peso dell’aggiustamento dovrà ricadere sul livello dei prezzi. Per tornare sui valori di lungo periodo entro la fine del 2013 e scontando un aumento del reddito disponibile del 2,6% cumulato nel 2012-2013 (secondo le previsioni Ref), i prezzi nominali stima Confindustria dovrebbero ancora scendere del 7,0%. L’aggiustamento potrebbe essere però più prolungato e più profondo, dato che nel 2000 il rapporto tra quotazioni e reddito disponibile procapite era del 14,9% sotto la media di lungo periodo e nel 1997 del 30%.
Più in generale secondo Confindustria il quadro congiunturale del mercato immobiliare italiano è in rapido peggioramento. Crollano le transazioni immobiliari: giù le compravendite registrate (-19,6% tendenziale nel 1° trimestre 2012) e la quota di agenzie che hanno venduto abitazioni (-6,6 punti percentuali nel 2° trimestre rispetto all’anno precedente); si allungano i tempi di vendita (8,2 mesi, uno in più di un anno fa) e quindi la riduzione media rispetto al prezzo inizialmente richiesto (15,4%). La domanda è compressa dalla caduta del reddito disponibile e dal credit crunch (64,7% gli acquisti finanziati con un mutuo nel 2° trimestre, -7,9 punti percentuali rispetto all’anno precedente, per una quota media del 63,0% del valore dell’immobile, -10,0). Coerentemente, peggiorano i giudizi sulle variazioni dei prezzi (-74,0 il saldo tra la quota di agenzie che ritengono ci sarà un aumento e quella che ritiene avverrà una diminuzione delle quotazioni). Tali dati sono peggiori di quelli registrati nel 2008-2009, biennio nel quale la diminuzione dei prezzi nominali è stata del 6,1% complessivo.
Fonte: corsera.it