21 Novembre 2024

Gaia, è allarme rosso. Questa volta a mettere a repentaglio la tranquillità della Spa, che di tranquillo sembra avere solo il nome, non sono i tumulti dei cittadini inferociti contro bollette alle stelle, ma i fornitori le cui fatture da tempo non vengono onorate. Da qui un irrigidimento delle banche che, se ancora non hanno chiuso i rubinetti, non sembrano però più così disposte a fare credito a quello che sembra stia diventando un pozzo senza fondo.

E quindi via ai primi decreti ingiuntivi da parte dei fornitori privati che non intendono lavorare per la gloria. Ingiunzioni ancora contenute che non fanno presuporre il rischio di un fallimento, ma che la dicono lunga su un futuro che non si prospetta rose e fiori. Così l’allarme rosso di Gaia ‘poco gaia’ è stato rigirato ai soci, quei Comuni che nel giro di due mesi dovranno coprire buchi e conti in rosso con 18 milioni di euro. Per quanto riguarda Carrara, secondo socio di maggioranza dopo Viareggio (il Comune versiliese ha il 18 per cento, il nostro il 15) dovrà corrispondere circa 3 milioni per evitare il baratro.Getta acqua sul fuoco il vicepresidente della Spa, Gianmaria Nardi, il quale parla di una situazione “ancora sotto controllo” e sgombra il campo circa il pericolo di aumenti tariffari. “Le condizioni della società sono gravi, ma non ancora compromesse – spiega Nardi – nel corso dell’ultima assemblea con i soci abbiamo concordato una nuova capitalizzazione, la ristrutturazione aziendale e il taglio dei costi. Con i creditori stiamo creando condizioni di dilazione cercando di mettere in relazione i debiti con il sistema bancario. I decreti ingiuntivi non hanno una portata tale da farci correre pericoli di fallimento.
“Tuttavia una mano ai tagli va messa. Al momento la società è in grado di far fronte a a malapena agli stipendi dei dipendenti e all’ordinaria amministrazione, che poi significa la gestione del servizio idrico essenziale. Dopo la capitalizzazione speriamo di poter affrontare anche i debiti con i fornitori. 400 dipendenti sono troppi e nel giro di due anni dovremo arrivare a 340 con il blocco del turn-over e i prepensionamenti. Un piano di ristrutturazione serio che andrà, ovviamente, affrontato prima con i sindacati. Così una razionalizzazione dovrà avvenire anche nelle sedi e negli sportelli: 5 sedi e 11 uffici al pubblico sono un’esagerazione. Ne dovranno bastare 3 per le sedi (una di costa e due montane) e 5 per gli sportelli al pubblico”.
“Poi – prosegue Nardi – bisognerà mettere mano ai problemi pregressi che ci hanno portato questa situazione che deriva da un eccesso di scarico dei mutui, dalla cessione dei rami d’azienda, da una bassa capitalizzazione che ci ha costretti a gestire il credito a breve con tassi alti. Adesso le deleghe sono in mano ai dirigenti che sono al lavoro per far quadrare i conti. La partita va giocata nell’assunzione di un nuovo direttore generale per cui è pronto il bando a cui sarà affidata la delicata operazione di riportare la Spa in buone acque”.
In tutto questo rimangono salve, almeno per ora, le tariffe che saranno ritoccate nel prossimo piano d’ambito previsto per i prossimi due anni che pur dovendo mantenere un carattere sociale (oggi sono le più basse della Toscana), dovranno coprire il costo del servizio.

Fonte: La Nazione di Cristina Lorenzi

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