21 Novembre 2024

Sei milioni e 200 mila euro: a tanto ammontano gli accertamenti messi a punto dall’Agenzia delle Entrate di Massa a seguito di un’indagine nel settore immobiliare. Sulla carta comparivano immobili di scarso valore ma, nella realtà, erano di pregio superiore. Chiaramente, per sfuggire alle tasse si occultavano gli imponibili.

banda

Un’azione repentina, nel giro di pochi mesi ha consentito il recupero di oltre tre milioni di euro. Su 24 soggetti sottoposti a controllo, sono infatti 18 le posizioni definite, ovvero i casi di accertamento con adesione. Come dire: ok, avete ragione, pago ma non così tanto. E così gli uffici hanno stabilito con i contribuenti l’onere più appropriato per recuperare le somme evase.L’indagine è partita dagli uffici dell’Agenzia Entrate di Massa, diretta dal dottor Raffaele Santone, nel mese di febbraio scorso, sospettando irregolarità su alcune vecchie pagine web, dove si proponevano affari immobiliari a basso costo. A insospettire il fisco sono state inoltre dichiarazioni reddituali troppo basse denunciate da alcune imprese.

E così è scattata un’indagine a 360° che ha portato risultati lusinghieri all’Agenzia, riuscendo a verificare in poco tempo lo scostamento dei valori dichiarati da quelli effettivi, recuperando, ad oggi, la metà dell’ importo dell’intera operazione. I controlli sono scattati verso alcuni soggetti che avevano posto in essere cessioni o, più generalmente, lavori di costruzione o compravendita di beni immobili, ed è stato attuato, dicevamo, attraverso accessi mirati che hanno permesso di acquisire velocemente tutta la documentazione.

Gli elementi riscontrati dall’Ufficio hanno permesso di definire mediante accertamento con adesione la gran parte delle posizioni per un importo complessivo di 3 milioni e 300mila euro: 18 dei 24 soggetti sottoposti a controllo hanno infatti definito la propria posizione finale, riconoscendo sostanzialmente fondata la pretesa erariale e, con essa, l’imposta e le sanzioni dovute.

Risultati peraltro insperati in quanto gli ‘evasori’ non hanno opposto alcuna resistenza: alcuni hanno provveduto a sanare la posizione in contanti, altri a rateizzare il pagamento dovuto. Altre posizioni analoghe sono tuttavia oggetto di controllo per cui richiedono il segreto istruttorio.

Fonte: La Nazione di Angela M. Fruzzetti

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